L’argomento mi affascina molto. Comporre un’immagine significa creare fili e armonie, legare oggetti e movimento, insomma significa esprimere se stessi, ciò che si vede, ciò che non si vede, ciò che ci ha fatto provare una certa immagine.
Le regole di composizione di un’immagine sono la sintassi della fotografia. Come tutte le regole hanno un loro perchè e come tutte le regole devono essere infrante quando quel perchè non trova risposta nella regola stessa in una certa foto. Ma come sempre, solo chi conosce bene la regola, può permettersi di non seguirla.
Quando componiamo un’immagine, lo facciamo per uno scopo: attirare lo sguardo di un osservatore, che deve soffermarsi sull’immagine (e non girarsi a guardare altrove) e deve essere spinto a leggerla, facendo girare gli occhi per tutto lo spazio contenuto entro i margini e alle volte anche oltre. Una foto, infatti, viene “letta” da chi la guarda e vien letta proprio come un libro. Noi occidentali, quindi la leggeremo da sinistra a destra e dall’alto in basso. Nel breve momento di questo sguardo la foto deve raccontare una storia. Ecco il fascino ed ecco la difficoltà.
Ho parlato di “regole di composizione”. In realtà si tratta più di chiavi di lettura, tali per cui, seguendole, possiamo pensare che chi guarda capirà il nostro linguaggio e quindi sarà in grado di capire cosa abbiamo fotografato, di coglierne la “tridimensionalità“, la forma e i contorni, i colori, il movimento.
La prima, più semplice e conosciuta regola è la regola dei terzi. Niente di complicato. Si tratta di evitare di mettere il soggetto al centro della foto, cosa che spessissimo fa chi non è abituato a fotografare. Il soggetto al centro dell’inquadratura, impedisce all’occhio dell’osservatore di guardare intorno. Ne risulta una foto statica, priva di interesse e piuttosto piatta. L’osservatore capisce all’istante il soggetto della foto e questo gli basta per girarsi a guardare altrove.
Dove va messo allora il soggetto? Lungo le linee dei terzi. Immaginate di dividere l’inquadratura in 3 colonne e 3 righe. Che la foto sia verticale o orizzontale, il punto focale dell’interesse dell’immagine deve stare, di norma, lungo una delle linee di divisione. Questa posizione sbilanciata e asimmetrica, coglie l’attenzione di chi osserva, che a questo punto, dopo aver analizzato il soggetto, ne cerca altrove il naturale bilanciamento. Ed ecco che lo sguardo si muove ed osserva tutto il resto. Non pensate ad una ricerca lenta e cosciente: è un processo che il nostro cervello compie in attimi e spesso del tutto a nostra insaputa.
Ciò che ancora attira l’attenzione in una foto è lo sguardo umano: ma noi stiamo parlando di cibo, quindi non sarà così presente… E poi, ancora le parti del corpo umano. In una immagine di una preparazione in cucina, le mani del cuoco saranno la prima cosa che si noterà. Persino le lettere e la scrittura sono fra gli elementi che per primi attirano lo sguardo.
Nella composizione intervengono anche le forme geometriche, come le linee, i cerchi o le figure. Il nostro cervello le riconosce e le utilizza come chiave di lettura. Addirittura le ricompone, quando non sono intere o quando hanno una ideale prosecuzione oltre l’immagine.
In questo modo accade che le figure geometriche talvolta estendono virtualmente l’immagine oltre il semplice rettangolo della foto.
Le linee hanno anche una importante funzione: quella di aggiungere profondità all’immagine, di renderla tridimensionale.
Le linee infatti spesso creano una prospettiva e questo consente al nostro incredibile cervello di percepire la tridimensionalità in una immagine che in realtà non lo è affatto.
Le linee sono strade che guidano l’occhio attraverso la foto e lo conducono ad osservare tutti i particolari dell’immagine.
Fra le forme geometriche ci sono poi quelle che rispettano la cosiddetta “sezione aurea“. La sezione aurea altro non è che un rapporto, studiato fin dall’antichità, e considerato fondamentale perchè capace di generare figure particolarmente armoniose ed esteticamente piacevoli. Questo rapporto è 1,618 (etc, etc… è un numero infinito). Non vorrei andare troppo sul matematico, ma penso che qualcosa di più lo dovrò spiegare, perchè un numero non dice molto.
La sezione aurea è una proporzione (e qui ho tristi ricordi…) tale per cui date due grandezze diverse, la maggiore è media proporzionale fra la minore e la somma delle due grandezze. Quindi se a è la misura più grande e b la più piccola:
(a+b) : a = a : b
Ci sono figure geometriche i cui lati rispettano questo rapporto (il pentagono regolare ad esempio ma anche il rettangolo aureo, in cui il rapporto esiste fra il lato lungo e il lato corto, o anche il triangolo aureo, dove il rapporto aureo sta fra la base e i due lati uguali) e il riuscire a suddividere idealmente l’inquadratura in zone che mantengano queste proporzioni, dà vita ad immagini particolarmente piacevoli. Questo non significa che si debba stare col righello in mano per fare una foto, ma che comprendendo l’importanza di certe proporzioni armoniose, si può cercarle ed includerle al meglio nell’immagine.
Anche la luce è molto importante. Nel creare un’immagine cerchiamo, è vero, di rendere l’illuminazione più uniforme possibile per non avere ombre marcate e dai contorni netti. Ma questo non vuol dire che le ombre non siano desiderabili. Al contrario è l’ombra che definisce i volumi degli oggetti. Senza ombra e senza colpi di luce, l’immagine risulta piatta. La luce, inoltre disegna le forme e i contorni, rendendo percepibili e interpretabili i soggetti fotografati.
Allo stesso modo il colore è un elemento della composizione molto forte. I colori chiari vengono percepiti come se fossero in rilievo, mentre i più scuri vengono percepiti come profondi, come ombre. Inoltre, i blocchi di colore presenti in una immagine creano, anch’essi, delle forme geometriche che l’occhio percepisce. Il colore può guidare l’occhio indirizzandolo a seguire la sua intensità, la sua luminosità. Il colore è in grado di creare un impatto emotivo che trattiene lo sguardo.
Nella composizione dell’immagine occorre tenere presente molti altri elementi, che possono sempre essere sfruttati al meglio. Il ripetersi delle forme, ad esempio. Ci sono immagini in cui la forma è ripetuta fino a riempire l’immagine. Talune di queste foto sono caotiche, in altre la ripetizione è ordinata e precisa.
C’è poi il ritmo: linee e forme che si ripetono o si alternano, creano quasi una cadenza che imprigiona l’occhio. Ci sono poi le cornici: oggetti che vengono inquadrati nell’immagine allo scopo di creare un contorno al soggetto principale.
La cosa che comunque non bisogna mai scordare è quella di “Fill the frame“, come si legge nei libri inglesi, cioè riempire l’immagine. Avete presente quelle foto in cui nessuno capisce cosa sia stato fotografato? Ecco, riempire l’immagine significa proprio dare enfasi al soggetto, dargli la giusta rilevanza in modo che non scompaia sopraffatto da tutto quello che gli sta intorno. Significa evitare la confusione, evitare di far vedere cose che non c’entrano con la foto, evitare di far sì che il soggetto piccolo piccolo, si perda in una inquadratura troppo generale. Andate vicino!
Per approfondire:
Michal Freeman: L’occhio del Fotografo
Harold Davis: Cretive composition. Digital Photography Tips and techniques
Bryan peterson: Learning to see creatively
Luisa Puccini
Sito web: www.vicinoelontano.blogspot.com
Flickr: http://www.flickr.com/photos/luisapuccini